© ph. Matteo Marioli

Il Franciacorta dal 1701 ….. alla biodinamica!

“Il vino aggiunge un sorriso all’amicizia ed una scintilla all’amore”
Edmondo de Amicis

Un Franciacorta …..che non è un Franciacorta! Parto da questo assunto per parlarvi di “1701”, cantina nata nel 2012 con la nuova proprietà, ma nei cui vigneti si produceva vino già 300 anni fa. Infatti il nome della cantina celebra l’anno della prima vendemmia di cui si ha notizia in uno dei vigneti di proprietà.

Un vitigno della cantina 1701 © ph. Matteo Marioli

Terreni vocati quindi, circa 11 gli ettari vitati, suddivisi tra chardonnay (80%) e pinot nero, situati tutti a Cazzago San Martino. Brolo, un clos di 3 ettari cinto da mura dell’XI secolo, Collina, Sabbioni, Storico o Cappella, Magrì: questi i vigneti tutti coltivati secondo il metodo biodinamico.

1701 è la prima cantina biodinamica della Franciacorta: produce spumanti e vini fermi ispirandosi ai principi di un’agricoltura pulita e rispettosa del territorio e alla filosofia produttiva steineriana che recupera le tradizioni più virtuose e tradizionali, con lo scopo di esprimere il terroir e la natura senza trucchi o artifici.

Silvia Stefini e Giulio Salti © ph. Matteo Marioli

Ne ho parlato con Silvia Stefini, proprietaria con il fratello Federico, e con Giulio Salti, enologo della cantina. La squadra è composta da cinque persone per questa giovane cantina che sta facendo parlare di sé.
Secondo il metodo biodinamico, la fertilità e la vitalità del terreno devono essere ottenute con mezzi naturali. Ed il vino, come prodotto del lavoro dell’uomo, può essere ottenuto tramite un’agricoltura biodinamica. Essa prevede l’abbandono di concimazioni e trattamenti chimici e l’impiego di preparazioni organiche

Andrea Torchio e Marco Benedini © ph. M. Marioli

e di pratiche particolari.

L’uva trova così una maggiore potenzialità di espressione nella sua interezza; la complessità degli aromi e degli zuccheri viene fuori in una forma più completa e profonda. Detto in gergo biodinamico, le uve energeticamente hanno una valenza maggiore, che non è solo il risultato della semplice composizione chimica. Circa 60.000 le bottiglie prodotte, la gamma prevede tutti i non dosati tra cui: Franciacorta Metodo Classico Brut Nature, i due Millesimati Satèn e Rosè, a cui si aggiunge un Dosaggio Zero Riserva e nelle stagioni migliori delle special edition, oltre a un bianco fermo e un rifermentato in bottiglia non sboccato, nati dalla voglia di sperimentare che questa cantina ha nel proprio Dna.

La produzione della cantina 1701 © ph. Matteo Marioli

Le fermentazioni dei vini sono ottenute senza aggiunta di lieviti esterni, vengono rigorosamente utilizzati solo i lieviti già presenti sulle uve provenienti dalle vigne. Il calendario lunare viene seguito nella coltivazione delle piante e in cantina per i travasi e l’imbottigliamento. Nessun filtraggio o chiarificazione.
Obiettivo: esprimere nel calice il proprio territorio, senza l’utilizzo di chimica di sintesi, né in vigna, né in cantina.

LA DEGUSTAZIONE
Noi abbiamo degustato il Brut Nature, il Satèn e Surnat, quest’ultimo chardonnay vinificato e affinato sui lieviti indigeni in anfore di terracotta.

Il Brut nature 1701 © ph. Matteo Marioli

I vini biodinamici hanno un carattere estremamente marcato e sorprendono sempre per la grande esperienza gustativa che offrono.  Il vino biodinamico non necessariamente ha un gusto diverso rispetto ai vini che siamo abituati a degustare. Anche se in molti casi lo stile di vinificazione di molti produttori privilegia i profumi secondari (ossia fermentativi, riconducibili ai lieviti), nella maggior parte dei casi i vini biodinamici possono essere altrettanto armonici di quelli tradizionali. E qui ci ricolleghiamo alla frase iniziale: un Franciacorta che non sembra un Franciacorta!
Il Brut nature da noi degustato (30 mesi sui lieviti, 85% chardonnay e 15 pinot nero) è vendemmia 2016, sboccato nel 2020, annata particolare, primavera piovosa ma grande escursione termica tra giorno e notte in agosto. Tutto questo si traduce in un “liquido odoroso” dotato di numerose ed instancabili catenelle, giallo paglierino dorato, ma è al naso la vera sorpresa: ti aspetti profumi di crosta di pane invece sono le note agrumate e di frutta a polpa gialla quelli che ti colpiscono! Nonostante sia un non dosato, in bocca trovi una delicata dolcezza, è pieno e avvolgente. Ottimo equilibrio!

Botti in legno e in acciaio © ph. Matteo Marioli

Il Satèn è ancora più coinvolgente. Sfavillante giallo paglierino, perlage incessante. All’olfatto fonde fresche note erbacee con zafferano, pera, pesca…. sfumature floreali convergono verso la nocciola e la mandorla…. Il sorso accarezzato dalla delicatezza setosa della bollicina è vigoroso e di moderata sapidità. Matura per una piccola parte in botte, 43 mesi sui lieviti!

Il Surnat 1701 © ph. Matteo Marioli

Infine il Surnat, chardonnay vinificato e affinato sui lieviti indigeni in anfore di terracotta, rappresenta la libertà. La libertà del vignaiolo di sperimentare un materiale che consente al vino una traspirazione come quella di una barrique, ma che a differenza del legno non cede al vino né tannini né aromi.

Anfora © ph. Matteo Marioli

Un altro esperimento... me lo sono invece portato a casa! Sullerba, ottenuto dalla vinificazione di uva chardonnay in acciaio e anfora rifermenta in bottiglia con il mosto delle stesse uve. Sullerba è imbottigliato senza microfiltrazione, per questo mantiene in sospensione una buona percentuale di lieviti.

 

Complimenti a tutta la squadra, e attendiamo con ansia le prossime uscite!

 

Vitigno © ph. Matteo Marioli

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