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Aree salva-api per sostenere l’apicoltura bresciana

Nel corso del 2020 gli italiani hanno consumato il 13 per cento di miele in più rispetto all’anno precedente, secondo l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea). Ma gli apicoltori di casa nostra non ne hanno venduto di più, anzi. «I nostri associati vendono il loro miele soprattutto nei mercatini o nelle fiere, che però l’anno scorso sono stati completamente azzerati».

Lorenzo Lorenzi © ph. Matteo Marioli

A parlare è Lorenzo Lorenzi, presidente di Apab, Associazione per l’apicoltura di Brescia. Aderiscono ad Apab 400 soci (di cui 24 aziende apistiche) con circa diecimila arnie sul territorio bresciano. La maggioranza dei soci produce miele per autoconsumo, chi riesce a produrne una quantità tale da venderne non passa dalla grande distribuzione e quindi l’anno scorso ha tenuti i vasetti stipati in magazzino.

Arnie Ist. Pastori di Brescia © ph. Matteo Marioli

Anche la stessa produzione non è stata delle migliori, ma negli ultimi anni non è un fatto insolito: «La produzione di miele è fortemente influenzata dai cambiamenti climatici, dall’inquinamento atmosferico e dallacementificazione – spiega Lorenzi -. Da tempo non riusciamo più arrivare alle quantità che si producevano un tempo, anche se Brescia è fortunata ad avere le montagne che in parte mitigano questi fattori». Ma il presidente di Apab è chiaro: «Per salvare le api e il loro fondamentale lavoro è necessaria una maggiore sensibilizzazione delle persone e delle amministrazioni pubbliche che dovrebbero garantire le giuste porzioni di terreno incolto come prevede la legge. Possono inoltre progettare la messa a dimora di piante di interesse apistico quando devono ripiantumare delle zone» suggerisce il presidente.

Un’ape intenta a bottinare sull’acacia © ph. Matteo Marioli

Anche se il bottino dell’apicoltore amatoriale si è ridotto negli anni, questo mondo non smette di affascinare i giovani bresciani che ogni anno si iscrivono al corso di apicoltura per scoprirne i segreti e magari provare a distillare da soli questo nettare biondo noto fin dall’antichità.
«Ogni anno organizziamo il corso di apicoltura grazie anche al supporto dell’Istituto agrario Pastori che ci ospita – racconta il presidente –, dobbiamo chiudere le iscrizioni a 60 partecipanti per poter gestire al meglio le esercitazioni pratiche, ma sono molti di più gli aspiratni. Ci sono molti giovani fra gli iscritti, ma anche qualche pensionato».

Apiario Istituto Agrario Pastori di Brescia © ph. Matteo Marioli

Il pensiero, però, è già rivolto alla produzione di miele in corso: “La stagione 2021 è iniziata bene con il caldo di fine marzo, poi le temperature sono scese bruscamente e l’escursione termica non ha fatto bene alle api. In questi giorni di maggio, se il meteo ci assisterà, produrremo il nuovo miele di acacia” ha concluso Lorenzi.

Alveare © ph. Matteo Marioli

 

A.P.A.B ASSOCIAZIONE PER L’APICOLTURA BRESCIA
Viale Bornata 110 – 25100 Brescia
Tel. 030.361000

 

 

 

LO SAPEVATE CHE in Danimarca i proprietari di grandi terreni agricoli devono coltivare per legge, sul 5% delle loro terre, essenze per le api? Creare “aree salva-api” significa creare un rifugio e garantire cibo con il polline non solo per le api, ma anche per altri insetti impollinatori. Seminando i cosiddetti fiori amici delle api nel giardino, nell’orto, sul balcone o in un parco – senza usare pesticidi chimici – si dà un grande aiuto agli insetti messi a rischio dai pesticidi. Tra le piante e i fiori più apprezzati: Aneto, Borragine, Calendula, Coriandolo, Erba medica, Finocchio annuale, Rosmarino, Tagete, Timo, Trifoglio, Lavanda, Girasole, Malva, Grano saraceno.

 

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