© ph. Matteo Marioli

Il tesoro rosa della Valtenesi

Il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione.
Ovidio (43 a.C. – 17 d.C.)

Un’intrigante tavolozza di tonalità, che variano dal rosa tenue, al chiaretto, dal cerasuolo al rosa corallo, per arrivare al rosa intenso…. Dopo anni in cui sono stati  relegati  al ruolo di Cenerentola, finalmente è arrivato, anche da noi, il momento dei vini rosa! Sì perché se è vero che l’Italia è quarta per produzione di vini rosati, il consumo interno, purtroppo, è piuttosto basso, soprattutto se confrontato con la nostra vicina Francia (4% contro 30%).
Il trend sembra dunque mutato, con tassi di crescita a doppia cifra. Vini di una notte vengono chiamati… perché storicamente per ottenerli si lasciavano a contatto con le bucce per tutta una notte. La  Valtenesi, in questo contesto, gioca un ruolo  di primo piano. Nasce nel 1998 il Consorzio Garda Classico, poi rinominato  Consorzio Valtenesi  nel 2012, doc dal 2011 e sottozona nella doc Riviera del Garda Classico dal 2017.

La Valtenèsi © ph. Matteo Marioli

UN TERROIR CHE REGALA CARATTERE E UNICITA’ AL VINO 
Dal punto di vista territoriale, la Valtenesi si estende da nord a sud comprendendo i comuni gardesani tra Desenzano e Salò, e le colline moreniche della provincia di Brescia. Terreni leggeri con presenza di argille e sabbie, ma che si differenziano in decine di suoli dalla tipologia unica, che conferiscono ai vini sapidità, armonia e complessità aromatica. L’area risente positivamente dell’influenza del vicino lago di Garda che crea un microclima ideale: gli inverni non sono mai troppo rigidi e le estati calde ed appaganti. Sono suoli poveri e molto drenanti, ideali per una viticoltura di qualità.

Vigneti © ph. Matteo Marioli

DAL GROPPELLO AL CHIARETTO
Qui ha trovato la sua terra d’elezione il  groppello. In realtà sarebbe più corretto parlare di una famiglia di uve  Groppello, perché il vitigno è presente in diversi cloni.
Oggi l’attenzione dei produttori della Valtenesi  è soprattutto concentrata sul  Groppello  gentile, che sta regalando i vini più eleganti e interessanti. Un’uva fragile e delicata, che va coltivata con attenzione, lasciando pochi grappoli per pianta, in modo che possano arrivare a piena maturazione con un buon equilibrio tra zuccheri e acidi. Per queste sue caratteristiche di finezza, è particolarmente adatto alla vinificazione in rosato. Insieme a Barbera, Sangiovese e Marzemino, è utilizzato per produrre il  Chiaretto. Terreni vocati quindi e tradizione storica che risale alla fine dell’Ottocento, quando  Pompeo Molmenti cominciò a produrre il vino nella tipologia rosata a Moniga del Garda. In Valtenesi le uve a bacca rossa sono appositamente coltivate per produrre vini Chiaretto come prima espressione del terroir e non come una tipologia accessoria rispetto ai rossi!

LA LEGGENDA
Secondo un’antica leggenda, pare che il vino rosato sia stato scoperto per caso proprio in un villaggio di poche anime sulle sponde del lago di Garda, grazie alla pigrizia di un prete che pur possedendo un orto – dove avrebbe dovuto coltivare la vite per produrre il vino da usare durante le messe – si affidava tuttavia alla generosità delle famiglie vicine  che dopo la vendemmia gli portavano il vino. Un giorno stanchi di questo andazzo decisero di non donare più nulla al prete, che invece di impegnarsi in vigna decise una notte di andare a rubare di nascosto il vino in una cantina del villaggio. Riusci nell’intento ma scelse botti in cui la bevanda era rimasta poche ore a contatto cone le bucce, servendo così a messa un vino rosa e non rosso. Il misfatto fu presto scoperto, ma l’idea piacque ai viticoltori che da allora iniziarono a produrre anche il vino rosato.

La vite © ph. Matteo Marioli

ROSAUTOCTONO: LA SCOMMESSA
Senza dubbio la Valtenesi  rappresenta  un’eccellenza  assimilabile alle Aoc francesi di Tavel e Lirac nella Côtes du Rhône  o di  Bandol in Provenza e proprio per diffondere la cultura del bere in versione rosa nel 2019, è stato fondato “Rosautoctono”, l’Istituto del vino rosa autoctono italiano, con l’obiettivo dichiarato di dare una spinta decisiva, non solo dal punto di vista promozionale, ma anche economico e culturale, ai più significativi territori vocati alla produzione di questa tipologia di vino. Si tratta di un’esperienza aggregativa di cui anche il Consorzio Valtenesi fa parte insieme ai Consorzi di tutela delle denominazioni più rappresentative italiane da nord a sud: Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino, Consorzio di Tutela Vini DOC Castel del Monte, Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo, Consorzio di Tutela vini DOC Salice Salentino e Consorzio Vini Cirò e Melissa.

UN TERRORIO DA VISITARE E DA GUSTARE… SENZA FRETTA!
Per offrire agli appassionati, in particolare ai neofiti, la possibilità di accostarsi alla degustazione e alla conoscenza di questo territorio ho avuto modo di approfondire l’argomento con Alessandro  Luzzago Presidente del Consorzio della  Valtenesi e titolare dell’Agriturismo Le Chiusure a San Felice del  Benaco. Una piacevolissima  prima tappa di un tour che mi ha portato visitare alcune delle numerose cantine di questa magnifica area anche dal punto di vista paesaggistico.

Alessandro  Luzzago © ph. Matteo Marioli

Con grande determinazione, vendemmia dopo vendemmia, con l’obiettivo di produrre vini da una forte identità territoriale, Alessandro è riuscito a mostrare oggi tutta la potenzialità dei suoli di questo areale e la finezza del vitigno Groppello. Il Chiaretto di Le Chiusure si declina in due versioni: il  Valtenesi rosé  e il Roseti.

La degustazione © ph. Matteo Marioli
Vigne © ph. Matteo Marioli

Il  Valtenesi rosé, oltre il 50% di  groppello  poi barbera, marzemino e sangiovese, di un bel rosa tenue, molto delicato, ricorda i fiori di pesco; profumi delicati e fragranti di fiori, un vino fresco e minerale, lontano da certi eccessi aromatici modaioli.
Il  Roseti  degustato è un 2018: come dire, sdoganiamo il fatto che i  rosé  siano vini da bere entro l’anno!! Anche qui, la delicatezza e l’eleganza mi hanno conquistato, più morbido ed avvolgente rispetto il  Valtenesi, più acidità dovuta alla presenza maggiore di barbera (groppello meno del 50%), uve provenienti dalle vigne più vecchie. Grande equilibrio in tutte le sue sfumature, il colore rosa pallido, brillante e luminoso, dal fascino quasi antico, il naso fragrante, preciso, leggere sfumature di mandorla, accenni di rosa e una notevole nota salina di grande freschezza, ed un andamento, un ritmo del vino, verticale, con una giusta acidità, una lunga persistenza che rende il vino perfetto a tutto pasto.

Tappa successiva, la storica azienda agricola  Pasini San Giovanni (anno di fondazione 1958). Ci troviamo a Raffa di Puegnago, tra i vigneti che circondano la Cascina San Giovanni e la cantina, circa 15 ettari di terreni sciolti e permeabili, ricchi di scheletro, di origine morenica, prevalentemente con Groppello e Marzemino e tra i primi ad essere piantati negli anni ‘70 (altri 12 ettari si trovano a Polpenazze ed altri 8 a Peschiera).

L’Azienda agricola Pasini San Giovanni © ph. Matteo Marioli
Cantina con botti © ph. Matteo Marioli

Ho avuto il piacer di parlare con Paolo Pasini, terza generazione al timone dell’azienda insieme ai cugini Luca, Sara e Laura. “Il vino è buono se la terra è buona”: partendo da questo concetto, tutta la filosofia aziendale è rivolta a limitare l’uso della chimica e l’impatto ambientale: si parte dalla certificazione dell’impronta carbonica fino ad abbracciare in pieno l’agricoltura biologica. Due le anime di Chiaretto: il Vino di una notte e il Rosagreen.

Paolo Pasini

Dalla parte migliore delle uve Groppello, Marzemino, Barbera e Sangiovese, vinificate in “rosa” singolarmente per poi essere unite, prende vita il  Vino di una notte:  splendido nella sua veste color rosa corallo, profumo intenso di fiori freschi, rimanda al lampone e al glicine, spiccata e persistente sapidità.

Il  Rosagreen (uve provenienti dal vigneto all’interno del Garda Golf) è di sole uve groppello, primo vino biologico della cantina: la sosta sulle bucce è prolungata per tutto il giorno successivo alla vendemmia, si estrare in questo modo tutte le essenze di questa uva delicata. Sapido e succoso, con leggera speziatura, caratteristica del vitigno, e di buona persistenza.

La degustazione © ph. Matteo Marioli

Mi lascio il Garda alle spalle per addentrarmi nel cuore delle colline moreniche, per l’ultima tappa a Muscoline, alla  Cascina Belmonte.  Incontriamo Enrico Di Martino, titolare della cantina, e  Raffaella Bregoli, sua  assistente,  e qui passiamo la restante parte della giornata, a disquisire piacevolmente di vini e vitigni. Enrico è una persona dinamica, capace e con mille idee in testa. La gamma disponibile di Cascina Belmonte è infatti molto ampia.

Vigneto © ph. Matteo Marioli
Enrico Di Martino © ph. Matteo Marioli

Si va dal riesling al  manzoni, da l groppello  al  rebo, merlot e cabernet: dodici sono le varietà coltivate su circa 13 ettari di vigneto.  Impegno costante per produrre vini puliti e rispettosi dell’identità del territorio: solforosa al minimo o completamente assente, lavaggio ed asciugatura dell’uva con indubbi vantaggi qualitativi sono solo alcuni degli esempi della filosofia di Enrico nell’approccio al vino. Un’appunto di viaggio interessante che merita nei prossimi mesi un approfondimento!

Costellazioni, questo il nome evocativo del chiaretto della cantina, è ottenuto dai 4 moschettieri del chiaretto Groppello, Barbera, Sangiovese e Marzemino. Si presenta con il “classico” rosa chiaretto, al naso colpisce l’agrumato, sentori di pesca e lampone mentre al palato la sapidità e la freschezza della beva ti fa pensare che durante le prossime serate estive hai trovato il compagno ideale…

Buon viaggio!

La degustazione © ph. Matteo Marioli

Condividi l'articolo