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Quando brutto fa rima con buono e più etico

Negozio NaturaSì a Brescia © ph. Matteo Marioli

Mad Men insegna: “per vendere, il bello aiuta sempre“.
Bello inteso come tutto ciò che è piacevole alla vista, non importa quale sia il processo – naturale o industriale – che porta quell’oggetto a mostrarsi perfetto. La frutta, e il cibo in generale, non fanno eccezione.

Banchi di verdura © ph. Matteo Marioli

Ogni giorno il nostro sistema produttivo rifiuta una quantità enorme di cibo solo perché non è omogeneo nella forma e nella dimensione.
Quindi capita che una bella mela rossa, grossa e lucida, attragga più il consumatore rispetto ad una più piccola, opaca e con qualche macchia scura qua e là, e poco importa – o almeno è così per la gran parte dei clienti – come le due differenti mele siano state prodotte, trattate e conservate. O se una sia davvero più buona dell’altra, solo perché più bella da vedere.
Ma è solo cibo meno ‘bello’, ma buono lo stesso, che però non incontrando un ideale di ‘perfezione’ o di ‘standard’ viene sprecato o non usato a fini alimentari.

Per fortuna, non tutti la pensano così. Grazie a questa filosofia etica del consumo di frutta e verdura, la catena di negozi biologici NaturaSì, in collaborazione con Legambiente, ha avviato nel 2020 a un progetto sperimentale dedicato  all’ortofrutta: CosìperNatura.
«In Italia e nel resto d’Europa – spiega NaturaSì in una nota – il 21% dello spreco di frutta e verdura, secondo i dati Fao, avviene direttamente nei campi. Alimenti che vengono scartati, lasciati sui terreni o utilizzati per fare compost, spesso a causa di imperfezioni, di mancata adesione agli standard che l’industria alimentare ha imposto in un primo momento ma che è poi diventata una condizione essenziale per l’accettazione da parte dei consumatori».


Una ricerca danese-svedese su questo tema ha dimostrato che le persone tendono a scartare i frutti imperfetti e ad avere pregiudizi anche riguardo al loro gusto: i volontari dello studio che hanno assaggiato una mela perfetta, credendo si trattasse invece di quella “brutta”, l’hanno giudicata non buona.

Frutta e verdura biologica © ph. Matteo Marioli

Il Gruppo di NaturaSì ha deciso quindi di mettere a disposizione dei clienti i CosìperNatura, prodotti imperfetti, solo un po’ più grandi o un po’ più piccoli o semplicemente dalla forma insolita. Ma buoni lo stesso perché contenenti le stesse proprietà nutritive di qualsiasi altro prodotto biodinamico e biologico.
Con risultati eccellenti: con i CosìperNatura la più grande azienda del bio in Italia è passata da un 20% circa di prodotto scartato sui campi a un massimo, quasi fisiologico, del 4%. Obiettivo: recuperare 2.500 – 3.000 tonnellate di frutta e verdura “imperfetta” in più all’anno.

Brescia, punto vendita NaturaSì di via X Giornate © ph. Matteo Marioli

I CosìperNatura sono presenti in tutti i 500 punti vendita NaturaSì, 3 quelli presenti a Brescia, in città, con una riduzione che arriva fino al 50% del prezzo degli stessi prodotti standard, rendendo prodotti biodinamici e biologici maggiormente accessibili anche nel prezzo, per essere più vicini a chi compra e a chi produce.
«Spesso – spiega Fausto Jori, amministratore delegato NaturaSì sul sito istituzionale – si dice che per sfamare una popolazione mondiale sempre crescente occorre più uso della chimica, dell’industrializzazione dei campi. NaturaSì affronta questo tema con un salto di paradigma. Non spreca quello che c’è, che abbiamo coltivato e per cui sono stati impiegati acqua, energia, lavoro, risorse. Sarebbe uno schiaffo all’ambiente ma anche all’etica e alla sostenibilità sociale».
Una scelta controcorrente che ha portato bene al brand biologico dato che nel 2020 ha registrato + 10% del fatturato.

LO SAPEVATE CHE  in Italia si calcolano 36 chili di cibo a testa perduti ogni anno lungo tutta la catena di produzione, distribuzione e consumo? Tutto questo ci costa complessivamente circa l’1% del Pil nazionale, con una stima che oscilla tra i 12 e il 16 miliardi di euro.

Verdura di stagione © ph. Matteo Marioli

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