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L’ingrediente perduto

A prima vista può sembrare uno spinacio comune, in realtà è un antico parente che cresce spontaneo in natura, e il suo sapore è decisamente più intenso.
Il Buon Enrico (o farinèl, farenèl, parùc in dialetto bresciano) è una pianta erbacea selvatica che al pari degli spinaci si presta a un uso piuttosto versatile in cucina.
Oggi è quasi uno sconosciuto, in realtà è una piantina che in passato era piuttosto nota perché molto comune. Cresce per lo più nelle zone di media e alta montagna ed è stato un alimento fondamentale per i nostri antenati, soprattutto durante le grandi carestie dei secoli scorsi, ma le sue virtù come avevano già scoperto le nostre nonne, vanno ben oltre i fornelli.
Da alcuni studi archeobotanici è stato scoperto che il farinello fu una fra le specie più consumate nella preistoria, prima ancora dei cereali.

Etimologia
Il nome generico (Chenopodium) deriva dalla particolare conformazione delle foglie simile al piede dell’oca: dal greco “chen” (= oca) e “pous” (= piede) oppure “podion” (= piccolo piede) per la forma delle foglie di alcune specie.
Il nome d’uso comue (bonus-henricus) gli è stato invece stato assegnato da Linneo, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, per onorare Enrico IV di Navarra, protettore dei botanici e chiamato dai francesi “Le bon Henry“.
Secondo un racconto al frinello fu dato il nome del re di Francia dopo che Enrico IV permise al popolo affamato di cibarsi con le piante selvatiche del suo parco, e il popolo grato diede il suo nome allo spinacio gustoso, era il 1600.
Descrizione: è una pianta annuale, con fusto eretto, semplice o più frequentemente ramificato, striato, glabro, alto fino a due metri, con tinta rossastra verso la base che si estende in strisce e chiazze lungo stelo e rami. Il portamento è ampio, piramidato; le foglie sono alterne, piccole, di colore verde glauco o verde azzurro per la caratteristica pellicola che la ricopre e, specialmente in alto e nelle parti in via di sviluppo, ricche di peli vescicolosi aventi, sembra, la funzione di rifornire di acqua la pianta nei periodi di siccità. Ha una spiga fiorale fogliosa. Il frutto è nascosto da segmenti petaloidi. I fiori hanno quattro o cinque brattee verdastre. I semi della pianta, hanno la capacità di mantenere la vitalità nel terreno fino a 40 anni.
Distribuzione e habitat: specie Subcosmopolita, il farinello è una pianta comunissima in tutte le regioni, cresce ovunque, lo si rinviene negli incolti, nelle colture estive, gli ambienti ruderali, i margini di campi e le rive dei fossi, gli orti e i giardini, dalla zona di pianura fino alla zona montana.

Chenopodium bonus-henricus

Parti utili: foglie giovani e cime prima della fioritura.
Proprieta’ medicinali e curiosita’: la pianta fresca contiene ferro, vitamina B, proteine e l’alcaloide chenopodina; ha proprietà antianemiche ma è sconsigliata ai sofferenti di reni e di artriti. Le foglie fresche pestate e ridotte in poltiglia hanno azione risolutiva su foruncoli e ascessi, particolarmente
se associate alla radice di Bbrdana.
Periodo di raccolta: (aprile) maggio-giugno
Impieghi in cucina: il farinello appartiene alla stessa famiglia delle bietole e degli spinaci. Le foglie più tenere sono una buona verdura, mentre i gambi più giovani possono essere cucinati come asparagi. L’uso commestibile di questa specie era diffuso in tutta Europa nell’Età del bronzo. In Inghilterra alcuni villaggi e città hanno preso il nome da questa pianta, e in America costituiva uno dei cibi fondamentali nella dieta degli indiani. Anche in alcune zone del bresciano, così come in Maremma è utilizzato tradizionalmente quale vegetale per la preparazione di gnocchi o pasta ripiena.

 

LO SAPEVATE CHE  la competenza dei bresciani sul mondo delle erbe era pittosto vasta, leggi qui l’articolo la tradizione erboristica bresciana, una tradizione che si è un po’ persa nel tempo, ma che grazie ad alcune iniziative sul territorio permettono di riscoprire “erbe buone e utili” anche su prenotazione.
– In Valtrompia a Sarezzo (Bs) all’Agriturismo Catena Rossa Marilena Pinti organizza il 26 marzo 2022 dalle 14:00 alle 18:00 un corso sulle erbe sponanee (per info Per info: catenarossa@libero.it)  ma è  anche possibile prenotare percorsi dedicati in questo caso per info guarda il sito di Brescia Tourism collegandovi a questo link)
Si risveglia la natura e il 10 aprile 2022 a Collebeato l‘Azienda Agricola Casa Pedrini invita grandi e bambini a partecipare dalle 10:00 alle 17:00 a una giornata di raccolta di erbe spontanee con la possibilità di creare anche un erbario con Abbi Carimati Molinari, esperta camuna di erbe spontanee e fitoalimurgia. (Per info e prenotazioni, Cristina 338 1701161)

 

 

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