33146734_2029203660664467_746917451547017216_n-min

I Malfàcc de Carpenédol

© ph. ProLoco di Carpenedolo

Il Malfatto di Carpenedolo (Malfatti in italiano, Malfàcc de Carpenédol in dialetto bresciano) è un primo piatto tradizionale della cucina bresciana, tipico del territorio della Bassa Bresciana, talmente buono che l’Amministrazione comunale dal 2014 ha deciso di farlo diventare il piatto bandiera del paese, dotandosi di denominazione “De.Co” (Denominazione comunale d’origine), grazie alla tenacia della sua ProLoco che ancora oggi è impegnata per diffonderne saperi e sapori.
Il Malfatto non è nato a Carpenedolo. La prima testimonianza scritta è storia recente – ricorda Angelo Marzocchi ex presidente del sodalizio che ha fatto (ri)scoprire il prelibato boccone – anche se alcuni ristoranti storici pare avessero il piatto nei propri menù già a apartire dagli anni ’50) ma come tutte le ricette povere, anche quella dei malfatti nasce dall’incontro dell’ospitalità contadina e da una cucina di “frontiera” capace di unire i saperi trasformando le materie prime semplici in nuovi sapori poi rimasti nella memoria della nostra gastronomia locale. Ricette che si sono tramandate nel tempo custodite gelosamente come gioielli di famiglia.
È il caso dei Malfatti di Carpenedolo, che vengono celebrati a fine agosto durante la Fiera di San Bartolomeo e che rispetto a quelli cittadini o valligiani – nella ricetta codificata dal disciplinare tra i suoi ingredienti tra gli altri – non prevede la ricotta, ma solo formaggio gratuggiato. La farina invece serve solo per aiutare a creare il cilindretto sullo spianatoio senza far attaccare l’impasto.
Il malfatto per i carpenedolesi non è solo una ricetta, è una storia. Di più, una leggenda che racconta di quando, già a partire dai primi del Novecento, durante la stagione venatoria i cacciatori sul finire della giornata per garantirsi una “merenda” sostanziosa non mancavano di portare alla locandiera un’abbondante dose di erbette raccolte nei campi. Così le cuoche locali – aggiungendo altre materie prime, alcune di recupero, come il pane raffermo o le erbe dell’orto – provvedevano a trasformare con sapienza il “dono” nella golosa magia di un impasto che è arrivato ai giorni nostri.

© ph. ProLoco di Carpenedolo

LE MATRIE PRIME E LA RICETTA DE.CO.
Il “Malfatto di Carpenedolo” va fatto con materie prime fresche e di ottima qualità.
L’impasto è composto: Bietole o Erbette, Spinaci, Radicchio di campo (sgregn), o Tarassaco, pane raffermo grattugiato, grana stagionato grattugiato, sale, noce moscata, amaretti, aromi naturali, farina bianca 00,uova.
Si possono usare tutte le verdure elencate in dosi e quantità desiderate seguendo la produzione stagionale quindi pulite e lavate accuratamente le verdure e lessatele in acqua bollente salata.
Una volte fredde strizzatele con cura e togliere l’acqua in eccedenza, frullarle o sminuzzate per bene. Quindi unite le uova intere, in seguito il pane grattugiato e il grana grattugiato, salate aggiungete gli aromi, la noce moscata e gli amaretti tritati. Lasciar riposare l’impasto ottenuto in una terrina coperta per almeno 4 ore.
Nel frattempo preparate sulla spianatoia infarinata delle porzioni di impasto e con il palmo della mano allungate per formare un grosso spaghetto – della lunghezza di circa 4 cm – da tagliare delle dimensioni di un pollice.
Deponete i malfatti allineati su un vassoio di cartone infarinato leggermente e conservatelo coperto con una pellicola trasparente da cucina in frigorifero a temperatura da 0 a 4 gradi fino al momento di cucinarli, dandogli la famosa forma appuntita. Per gustarli buttateli in acqua bollente salata e quando verrano a galla raccoglieteli con una schiumarola e conditeli con burro e salvia rosolati e poi prima di servirli date con una spolverata di grana grattugiato finale.
Per chi volesse sperimentare nuovi condimenti può provare la versione fritta o in salsa di pomodoro.

Ph. dalla pagina Fb della ProLoco di Carpenedolo

 

Condividi l'articolo