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Una dolce sorpresa (di birra)… nel bicchiere

Che sia una soffice ed artigianale colomba o la tradizionale “spongada”, una burrosa fetta di torta di rose o più semplicemente un pezzo di goloso cioccolato, i bresciani avranno certamente di che leccarsi i baffi al sol pensiero di quello che li attende sulle tavole delle feste del mese di aprile, ma non solo.
E se quest’anno la dolce sorpresa arrivasse direttamente nel bicchiere di birra?
Si chiama “Pastry stout” l’alternativa  liquida al classico dessert, un “treat” da gustare fino all’ultimo sorso.

BIRRE SCURE DA DESSERT
Coniato dal beer blogger Alex Kidd nel 2017, il termine “pastry stout” aveva originariamente l’intento di essere usato come dispregiativo per indicare quelle imperial stout il cui già importante tenore alcolico, veniva enfatizzato da ingredienti aggiuntivi, altamente zuccherati.
Una birra decisamente insolita e curiosa, uno “stile non stile” che arriva, nientepopodimeno che dagli Stati Uniti. Brassato per la prima volta circa un lustro fa da Derek Gallanosa (Mastro Birraio della “Rocklin Brewery Moksa”) in California, florida terra di stranezze in ambito birrario.
Gli amanti del settore brassicolo sanno che ha fatto capolino nel nostro Paese già da qualche anno, ma per chi ancora non le conoscesse, credo possa essere un’interessante alternativa per arricchire di gusto il fine pranzo, soprattuttto quelli di feste importanti come Natale o Pasqua.
Eh già, perché con una pastry stout non ci pasteggi” (grande onore a chi ha il coraggio ed il fegato di farlo!) …ci puoi tutt’al più trascorrere qualche sorso a fine pasto…o in momenti di calo glicemico!

Birra e dolci © ph. Matteo Marioli

UNA DOLCE TENDENZA TUTTA DA SCOPRIRE E GUSTARE
Scherzi a parte, se state pensando alle solite “birrette disneyland”, sono pronta a confermarvi che si tratta in realtà di alcune delle birre più costose da produrre, per via delle imponenti quantità di ingredienti aggiuntivi ed altri accorgimenti da adottare per aumentare la dolcezza residua ed intensificare il grado alcolico.
Andiamo con ordine e mettiamo in chiaro le cose per aiutare chi incontra per la prima volta queste birre.
Come il termine ci porta a pensare, si tratta di una Imperial Stout (la versione più alcolica del popolare stile anglossasone) che prevede aggiunta di ingredienti che ricordano i prodotti raffinati (merendine, biscotti, snacks, waffles, torte, etc.).
Ingredienti che possono avere le forme più diverse, quali sciroppi (sciroppo d’acero tra i più impiegati), talvolta accompagnati da frutta secca (quali nocciole, noci pecan, arachidi), spesso in buona compagnia di lattosio (per regalare quei sapori che riportano al mondo delle preparazioni alimentari a base di gelato), ma anche di cioccolato, caffè, cocco, giusto per citarne alcuni!
Utilizzare questi insoliti ingredienti è impresa tutt’altro che semplice, considerando che l’intento vorrebbe essere quello di esaltare ed arricchire il profilo organolettico della birra e non di coprirlo.
È importante quindi gestire opportunamente le aggiunte che possono essere utilizzate sia in cotta, che dopo la fermentazione (come un dry-hopping) per meglio conferire gli autentici sapori dei composti supplementari.

Le patry beer  Beegnè ph. © Erika Goffi

Le “Pastry Beers”, entrano dunque di gran diritto nell’Olimpo delle birre complesse per l’importanza del loro aspetto olfattivo e gustativo, decisamente estremi e affatto comuni per una birra.
Definire i tratti salienti di queste birre è quasi impossibile (presto spiegato il motivo per cui di fatto non sono riconosciute ufficialmente come uno stile birrario), data la varietà di ingredienti con cui possono essere realizzate.
Generalmente di colore bruno, tendente al nero, sono spesso accompagnate da una schiuma color caffè-latte o talvolta anche più scura, tendenzialmente con una media-corta persistenza se si tratta di prodotti ad alto tenore alcolico. L’impatto olfattivo può variare di intensità e complessità in accordo con qualità e quantità degli ingredienti aggiuntivi: si può avere la percezione di essere davanti ad una ricca Sachertorte, con importanti note di cioccolato, o ad un caramelloso waffle con sciroppo d’acero, talvolta ad una coppa di gelato, quando la parte lattica la fa da padrone. Queste sono solo alcune dell’infinite possibilità che possono solleticare i ricettori nasali di chi decide di assaggiare una pastry stout.
Il gusto è prevalentemente, volutamente e talvolta, dannatamente dolce! Una birra avvolgente, con un corpo decisamente pieno, sostenuto da un grado alcolico importante.

UNA BEVANDA CHE DIVIDE: o si ama, o si odia…difficile restarne indifferenti!
Può essere tuttavia interessante spostare l’attenzione sulle possibili collaborazioni di cui queste birre potrebbero essere protagoniste: Mastri Birrai che incontrano i grandi Maestri della Pasticceria per unire le proprie forze ed esprimere la loro arte nel bicchiere!
Il panorama birrario locale, quello bresciano, è ad oggi sprovvisto di un prodotto simile, si trovano tuttavia non distanti da noi interessanti interpretazioni del genere.
Ad esempio nella vicina terra dei Gonzaga famosa è la BEEGNE’ Imperial Pastry Stout Birrificio Mister B San Giorgio Mantovano Beegnè: una bomba al cioccolato, dolce, cremosa e compatta con noci pecan e baccelli di vaniglia.
Potresti berla in un bicchiere, oppure potresti servirla in una coppetta, guarnendola con una bella spruzzata di panna montata. Ma per guastarla al meglio ti consigliamo di aprire la bocca e di chiudere il tuo occhi: Darkness is Sweetness. (FONTE “MISTER B webpage”)

LO SAPEVATE CHE… Esistono anche le “White pastry stout”? Avete letto bene! Una versione chiara, della “classica scura”. Un prodotto nel quale viene riprodotto il tostato dell’orzo utilizzando elementi che lo richiamano (tipo frutta secca) ed in aggiunta tutto quello che la fantasia (dolce!) desidera!

 

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