Schermata 2022-03-15 alle 06.51.45-min

Donne nell’arte. Da Tiziano a Boldini

Che marzo in generale e la data dell’otto in particolare siano dedicati alle donne è un dato di fatto ormai consolidato e, forse, anche un po’ scontato.
Non sono affatto scontati, invece, alcuni degli spunti di conoscenza e di approfondimento che vengono offerti dalla mostra Le donne nell’arte, da Tiziano a Boldini allestita a Brescia, nel cuore del centro storico cittadino, nelle sale di Palazzo Martinengo fino al 12 giugno.

La collettiva allestita a Palazzo Martinengo © ph. Matteo Marioli

Le oltre novanta opere esposte raccontano personaggi della storia sacra, della letteratura, della storia antica e della mitologia; mostrano, attraverso i ritratti, la fisionomia e la personalità di donne vissute nei secoli passati; illustrano i ruoli dati e riconosciuti alle donne nel corso dei secoli. Eroine, sante, dee, mogli fedeli, amanti, madri ma anche pittrici.

La sezione dedicata delle nature morte © ph. Matteo Marioli

Artiste spesso sottovalutate e sicuramente non considerate al pari dei loro colleghi maschi, trovano un’oasi cronologica e iconografica felice nel Seicento e nel genere della natura morta. Fiori, animali, frutta, ortaggi erano considerati soggetti più adatti alla personalità femminile rispetto ai temi della storia sacra; inoltre i dipinti di “still life” avevano misure contenute e potevano agevolmente essere realizzati in studio garantendo quella riservatezza di vita e di modi che era richiesta alle donne del tempo. Verosimilmente queste due ragioni fanno sì che la natura morta diventi un genere pittorico declinato anche al femminile come ben documentano le opere presenti in mostra (piano ammezzato).

Una fra le prime artiste ad imporsi nell’Italia di inzio Seicento è Fede Galizia (1574 circa – 1630) che si forma a Milano nella bottega del padre. E’ suo il trittico raffigurante Cesto di castagne, mele e coniglio; Pesche, uva, zucca e fiori recisi e Crespina con uva, pere, nespole e melograno, in cui frutti perfetti vengono accostati ad altri che mostrano segni di caducità o che la evocano. Ne è un esempio il dettaglio delle vespe che si posano sull’uva; appena ne pungeranno i chicchi, questi si rovineranno e inizieranno a marcire. Un processo che, naturalmente, assume anche un valore simbolico.

Una natura morta di Fede Galzia © ph. Matteo Marioli

Questa composizione inserisce perfettamente la pittrice nel clima culturale vivace e innovativo che caratterizza Milano fra Cinquecento e Seicento. Intellettuali e artisti, infatti, si interrogano e sperimentano i modi di rappresentare la natura: perfetta e ideale o in chiave realistica ?
Una temperie che qualche anno prima aveva visto la nascita della cosiddetta Canestra di frutta dipinta da Michelangelo Merisi da Caravaggio, che sa mostrare, al tempo stesso, la perfezione della natura e la sua realistica caducità.

Il popone e la zucca di Giovanna Garzoni © ph. Matteo Marioli

Sono, invece, talmente perfetti da essere astratti dal tempo e dallo spazio il popone e la zucca firmati da Giovanna Garzoni (1600-1670), artista probabilmente nata ad Ascoli Piceno, che presto abbandona la provincia per gli ambienti artistici e le corti più importanti del suo tempo.
Due sono i caratteri distintivi delle sue composizioni magistralmente rappresentate dalle opere esposte in mostra: la tecnica che prevede l’uso di colori a tempera stesi su pergamena ottenendo effetti cromatici estremamente sofisticati e la meticolosa descrizione botanica dei fiori e degli ortaggi dipinti.
Quasi tutte figlie d’arte, le autrici delle nature morte si appoggiano alle botteghe paterne per lavorare e per essere tutelate. Questo non significa, però che brillino di luce riflessa e non si sappiamo ritagliare un posto di primo piano sulla scena culturale del loro tempo. Basti pensare, per esempio, che Margherita Volò Caffi (circa 1647 – 1710) con sua sorella Francesca Volò (1657-1700) fu ammessa all’Accademia di San Luca di Milano, associazione di categoria dei pittori che prima del 2 febbraio 1697 non ammise donne o che la pittrice napoletana Elena Recco (fine del XVII sec. – inizio del XVIII sec.) venne chiamata a lavorare in Spagna da re Carlo II di Borbone.

LO SAPEVATE CHE

Madre con figli di Giacomo Ceruti, collezione privata
  • Un’interessante sezione della mostra è dedicata al lavoro femminile rappresentando gli “impieghi professionali” delle donne fra Settecento e i primi anni del Novecento. Accanto ai tradizionali impegni legati al cucito, al ricamo, alla realizzazione di pizzi al tombolo rappresentata da Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (1698-1767), viene evidenziato anche l’impegno femminile nel mondo contadino.

    La raccolta del granoturco © ph. M. Marioli
  • Il bresciano Achille Glisenti nel suo La raccolta del granoturco rappresenta un uomo e una donna impegnati nel lavoro dei campi. E’ evidente, anche solo dalla postura, il rilievo riconosciuto dall’artista alla figura della donna che indossa gli abiti tradizionali delle contadine delle nostre valli: camicia bianca, veste di tela, grembiule e un fazzoletto rosso incrociato sula petto.
    La luce del crepuscolo invade la scena stemperando la fatica in un’immagine di pacato verismo.
    Un’atmosfera simile si respira nella Pastorella con gregge (La sosta) di Francesco Filippini (1853-1895) che rappresenta una donna intenta a pregare davanti ad una “santella” con il gregge raccolto intorno a lei e il paesaggio che amplifica la sua concentrata devozione.

 

La pastorella con gregge di Francesco Filippini (1853-1895) © ph. Matteo Marioli

Donne nell’arte: da Tiziano a Boldini

Ingresso della mostra © ph. Matteo Marioli

La mostra, visitabile dal 22 gennaio al 12 giugno 2022 a Palazzo Martinengo (via Musei, 81 a Brescia)
sarà accessibile: dal mercoledì al venerdì: dalle 9:00 alle 17:00;
sabato, domenica e festivi: dalle 10:00 alle 20:00

Aperture straordinarie
Pasqua (17 Aprile), Pasquetta (18 Aprile), 25-26 Aprile, 1 Maggio, 2 Giugno
Per maggiori informazioni e prenotazioni visita il sito amicimartinengo.it.

 

Il biglietto dà diritto all’accesso gratuito anche alla mostra “Sacro al femminile” allestita presso il Museo Diocesano di Brescia.
Una piccola e raffinata esposizione con 13 opere, a cura di Davide Dotti, per approfondire la tematica della raffigurazione femminile nella pittura a soggetto sacro.
Una bella occasione non solo per per scoprire i tesori di questa mostra allestita negli spazi dell’ex convento di San Giuseppe (via Gasparo da Salò, 13), ma per visitare gratuitamente anche le collezioni permanenti del Museo Diocesano. 

Condividi l'articolo