© ph. Archivio proloco Monno

Suggestioni di gusto e di natura

Uno dei tanti modi per (ri)scoprire un paesaggio è anche quello di mangiare i piatti tipici del posto.
Un modo per osservare meglio quello che magari si era già visto, ma con uno sguardo nuovo.
In questo senso, il rilancio della raccolta delle patate di montagna offre un’incredibile occasione che nel bresciano può mettere in mostra alcune delle sue gemme nascoste e più preziose. Uno di questi è il borgo antico di Monno, in alta Valle Camonica. Un luogo in cui è possibile immergersi nella natura, meta irrinunciabile per chi ama la montagna.

Monno e le sue vedute © ph. Archivio proloco Monno

MONNO, UN VIAGGIO NELLA STORIA E NEL TEMPO
Il nome di Monno da molti è fatto derivare dal greco “monos”, cioè “unico, solo”, riferito al fatto che è l’unico paese della valletta del Mortirolo. Forse però deriva solo da “monte”, in celtico “men” e in latino “mons”. Anche il soprannome dato ai suoi abitanti “gatti”, deriverebbe da “gat”, nome antico che significa “passaggio”.

Raccolta di patate
Raccolta di patate © ph. Archivio proloco Monno

Probabilmente perché l’originario nucleo abitativo era vicino alla via Valeriana, una delle arterie di comunicazione più importanti di tutta la parte settentrionale dei domini imperiali, costruita dopo il 16 a.C.. Un percorso che segnò profondamente la storia di Monno, che da allora ricoprì il ruolo di stazione di cambio e di ristoro per i viandanti fino alla tarda epoca medievale. Come si legge sul sito della Proloco, però, molti farebbero risalire il nome di Monno anche ad “Amon”, dal leggendario duca longobardo che avrebbe eretto in paese il castello e poi combattuto contro Carlo Magno.
E’ qui che la storiografia locale colloca la battaglia, ricordata anche da Manzoni, che si svolse nel 773 tra i Longobardi guidati da Adelchi e i Franchi di Carlo Magno. Anche se non esistono testimonianze certe del passaggio dell’imperatore in valle, esiste un percorso, di cui Monno è tappa, che propone tour lungo le orme dell’antica leggenda: Il Cammino di Carlo Magno. 100 km in 5 tappe. Un itinerario suggestivo che unisce i paesi del Lago di Iseo a quelli della Valcamonica fino a Ponte di Legno seguendo antichi sentieri e vecchie vie.

© ph. Archivio proloco Monno

Porta d’accesso al Passo alpino del Mortirolo (1854 metri) che collega la Valle bresciana con la Valtellina è punto di partenenza privilegiato per molte escursioni come quella al Monte Pagano, dove si trovano le fortificazioni della prima Guerra Mondiale.
Ed è una delle mete più ambite anche dai ciclisti grazie al suo percorso impegnativo che nel 1994 fece grande Marco Pantani.
Un’amicizia, quella tra il Mortirolo e il Giro d’Italia che ha fatto crescere il desiderio di scoprire una valle e un paese non solo per le sue bellezze naturalistiche ma anche per la buona cucina locale, ancora oggi fatta di ricette semplici e genuine specchio delle pratiche agricole tramandate dalle comunità che lo hanno abitato. La materia prima più famosa: le patate. Ingrediente base per numerosi piatti tipici del posto, come le fladarde (piccole focacce dolci) o le piöde (guarda qui per realizzare la ricetta dei malfatti di patate crude e farina di frumento).

Lago del Mortirolo © ph. Archivio proloco Monno
Il centro di  Monno © ph. Archivio proloco Monno

ESCURSIONI, MA NON SOLO

Non sono solo escursioni naturalistiche, anche l‘antico borgo offre spunti per un viaggio nella storia e nel tempo davvero affascinanti. Spirito del luogo la Parrocchiale di San Pietro e Paolo che si è sviluppata sulle rovine di un’antica costruzione quattrocentesca.

© ph. Archivio proloco Monno

Bella anche la chiesa di San Brizio, fondata prima dell’anno mille dai monaci benedettini di Tours e quella di San Sebastiano.
Tra curiosità da scoprire e esperienze da provare noi vi suggeriamo quella legata all’arte della tessitura che qui si mantiene viva grazie al progetto Ca’Mon e ai famosi “pezzotti”.

 

 

Il telaio di Monno © ph. Archivio proloco Monno

LO SAPEVATE CHE… ancora oggi a Monno vive la tradizione dei “pezzotti”? Si tratta di tappeti, i tapé de Mon, usati anche come centrotavola, ottenuti tagliando gli stracci in piccole strisce poi intrecciate e montate su telai manuali. Un tempo in paese venivano seminati il lino e la canapa da cui si ricavava il filo per la tessitura. Attività famigliari che rischiavano di scomparire. Grazie alla Casa dell’Artigianato Locale denominata Ca’Mon, allestita nell’ex Asilo, su iniziativa del Comune* l’arte della tessitura si mantiene viva. Un luogo in cui non solo è possibile ammirare opere legate alle attività di intreccio realizzate da artisti locali ma si può anche sperimentare, usando il telaio tradizionale, a realizzare i famosi pezzotti in collaborazione con le tessitrici di Monno. La direzione artistica di Ca’Mon è stata affidata all’artista Stefano Boccalini.

*Progetto sostenuto da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia; con la partecipazione di Comunità Montana, Consorzio BIM di Valle Camonica e Cooperativa sociale “Il Cardo”; in collaborazione con Linificio Canapificio Nazionale SpA, Unimont Università della Montagna e Segno Artigiano.

 

Un tramonto spettacolare di Monno d’inverno  © ph. Archivio proloco Monno

 

 

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