© ph. Matteo Marioli

La ricchezza botanica del “Gin Tony”

Mi esercito nell’autocontrollo più severo. Non bevo mai niente più forte del gin prima di colazione.
William Claude Fields comico e attore statunitense 1880 – 1946

 

Il Gin: Sinonimo di creatività ed eleganza, onnipresente nei cocktails di barmen e bartenders, ingrediente fondamentale di drinks famosi e leggendari.

Questo e moltro altro è il Gin. London Dry, Plymouth, Old Tom, SloeJeneversono alcuni dei diversi stili che può assumere, a seconda della ricetta e dei metodi di produzione. Tanti gli estimatori, tra i più celebri dei quali ricordiamo politici, reali, star del cinema, scrittori e tanti altri: pare che Ernest Hemingway fosse solito berlo per colazione, la Regina Elisabetta dopo i pasti, per non parlare di James Bond e del suo Martini…..

Fondamentalmente è un’acquavite ottenuta prevalentemente da alcol di cereali, ridistillata a contatto con erbe e aromi chiamati botanicals (bacche di ginepro, semi di coriandolo, angelica, cardamomo, genziana ed altro).

© ph. Matteo Marioli

Un po’ di storia
Il Gin nasce in Olanda agli inizi del XVII secolo per merito di un farmacista di nome Franciscus Sylvius De la Boule, medico, botanico e professore.
De la Boule sperimenta un alcol di grano unito a bacche di ginepro per curare i disturbi di stomaco. Nasce così la prima ricetta di Jeneverche più tardi diventerà Gin, abbreviativo di ginepro.
Questa bevanda ebbe così vasto successo che subito varcò i confini nazionali e arrivò in Inghilterra. Agli inizi il ginepro era l’unico ingrediente e veniva utilizzato sottoforma di olio estratto dalle bacche di ginepro. Furono proprio gli inglesi a migliorarne la ricetta, mettendo direttamente le bacche in infusione con coriandolo liquirizia scorza d’arancia e altri vegetali per arrotondare il sapore e il profumo.
Divenne ben presto molto popolare e di largo consumo, forse troppo… tanto da spingere le autorità a promulgare leggi con l’intento di limitarne il consumo.
Tornato legale con l’abrogazione del “Gin act”, iniziò un miglioramento della qualità a seguito di maggiori controlli sulla produzione e al progresso della tecnica distillatoria, sino ad arrivare ai nostri giorni con prodotti di grande qualità.

© ph. Matteo Marioli

Ogni azienda ha la propria ricetta. Come quello della premiata ditta Ortogni-Corezzola di ZeroTrenta.
Materie prime di qualità per un risultato finale eccellente.  Una versione che ci ha incuriosito. Per questo siamo tornati a trovare Alessandro Ortogni, nel punto vendita di Brescia, in via Cavallotti, per farci raccontare la storia del loro distilato: Gin Tony.

Alessandro Ortogni e Andrea Corezzola di ZeroTrenta

Il Gin Tony di ZeroTrenta
Il nome è evocatorio, non solo per assonanza al noto cocktail, ma i due soci bresciani hanno voluto soprattutto rendere “onore” a un amico, Tony appunto, che con i suoi cocktails ha allietato ben più di una serata tra amici!

Genziana, rosmarino, camomilla, melissa e anice stellato. Gli ingredienti principali. Botaniche di qualità superiore, dicevo, le stesse che compongono l’amaro ZeroTrenta, utilizzate nella propria interezza con la sola esclusione della radice di liquirizia. Nessuna regola stabilisce la scelta e il dosaggio delle erbe, degli aromi e delle altre spezie che compongono questa acquavite. In effetti, se il carattere finale del gin è sicuramente legato ai suoi componenti, la sua qualità e la sua complessità non dipendono soltanto dal numero di spezie e di aromi adoperati nella ricetta. Al di là delle proporzioni, la maestria del distillatore si basa su una conoscenza precisa delle condizioni di estrazione degli oli essenziali di ognuna delle piante, delle erbe aromatiche e delle spezie selezionate.

Il prodotto finale è ottenuto dall’unione di diversi alcolati, ovvero si distillano prima separatamente le botaniche e successivamente vengono unite: un metodo ibrido come lo definisce Alessandro.

L’alcolato di base è ottenuto dalla macerazione in alcool di cereali di bacche da Ginepro di crescita spontanea, infuse in quantità decisamente superiore alla norma (circa 36-38kg di bacche in 100 litri di alcol!), e dalla successiva distillazione della tintura.

L’alcolato di contorno è ottenuto, come detto precedentemente, dalla distillazione delle stesse botaniche utilizzate per l’amaro ZeroTrenta lasciate prima in infusione per lungo tempo.

Non possiamo definirlo dry. L‘aggettivo in senso stretto dovrebbe indicare gin che hanno presenza di zucchero infinitesimale; Gin Tony prevede un’aggiunta di zucchero, ma in quantità davvero minima, solo per amalgamare al meglio le due parti aromatiche, in una percentuale tale che non si percepisce al gusto.

Il gin è normalmente un distillato “resinoso”, intenso e pungente, con una carica eterea forte, che “picchia duro”: il Gin Tony risulta invece meno aggressivo, molto morbido al palato, avvolgente, e non dimostra i suoi 40 gradi.

L’aromaticità del ginepro ben si associa con le note più calde e delicate delle altre botaniche come camomilla e melissa.

Al prossimo incontro!

© ph. Matteo Marioli

 

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