© ph. Matteo Marioli

Luppolo camuno, è tempo di raccolta

Non solo vendemmia, nel bresciano settembre è diventata anche la stagione della raccolta del luppolo.
Proprio quando la raccolta delle uve da vino entra nel vivo, anche il luppolo richiede la massima attenzione per la raccolta dei delicatissimi fiori.

Il Luppoleto Camuno a Bienno © ph. Matteo Marioli

Interessante, in questo senso, l’esperienza del “Luppoleto Camuno” che dal 2015 in Valle Camonica impegna sei amici accumunati dalla passione per la birra artigianale: Carlo Sacellini socio fondatore con Luca Zenti, Roberto Didiano, e Riccardo Bellini a cui si sono aggiunti nel tempo anche Gianni Saloni e Alessandro Natali.

Una delle birre prodotte © ph. Matteo Marioli

Questa poliedrica azienda unisce la coltivazione del luppolo con la produzione birraria ed il servizio della birra prodotta, all’interno dell’omonimo brew pub, sito a Gianico.

Interno del pub Luppoleto Camuno © ph. Matteo Marioli

Siamo andati a trovarli e ci hanno accolto nel luppoleto di Bienno. Qui tutto ormai è pronto per la raccolta 2021.
Partiti per gioco con 50 piante di varietà di luppolo diverse oggi “Luppoleto camuno” è diventata una realtà ben conosciuta e nel campo, un appezzamento di  1.200 metri quadri, di piante ora se ne contano ben 500. Così come per i vitigni, le varietà di luppolo sono diverse e rappresentano un patrimonio di biodiversità importante specialmente nella fase della trasformazione.

 

Delle 22 varietà testate i ragazzi camuni stanno ora privilegiando le 5 che in questi anni hanno dimostrato di essere più resistenti al territorio.

Il luppolo © ph. Matteo Marioli
Carlo Sacellini © ph. Matteo Marioli

La raccolta del luppolo, così come la vendemmia, è un lavoro lungo e preciso, soggetto anche lui purtroppo ai capricci del meteo.
«Anche quest’anno il prodotto è buono – racconta Sacellini – ma a causa della pioggia e della grandine la resa del raccolto 2021 sarà ridotta di un terzo rispetto al 2020. Un calo non certo marginale se si considera che su 500 piante, in un anno normale, la resa è sui 1.100 kg di fresco, che poi perde l’80% del peso durante l’essicazione che diventa circa 200 kg di luppolo secco». Delle 12 birre prodotte in azienda ad essere aromatizzate con il luppolo locale saranno quattro tipi di birre: la Golden Ale, la American Pale Ale, la Stout e la Wheat.  Luppolo secco, ovviamente, solo una invece sarà realizzata con quello fresco dell’annata. Non resta allora che aspettare ancora poche settimane per gustare la birra artigianale del raccolto 2021 e verificare nei boccali la sua eccellenza!

 

© ph. Matteo Marioli

RACCOLTA DI LUPPOLO: UN’ANTICA TRADIZIONE TEDESCA, CHE ORA VIVE ANCHE NEL NOSTRO PAESE
Nel cuore dei luppoleti, laddove l’aroma di olii essenziali si fa più intenso, si sviluppa un percorso di 4 km interamente dedicato a birrifici internazionali e locali, birre tradizionali e moderne, accompagnate da specialità gastronomiche, musica ed intrattenimento. Protagonista assoluto: il luppolo.
Siamo a Tettnang, nello stato del Baden Württemberg, a sud della Germania. Questa piccola cittadina, popolare per le sue storiche piantagioni di luppolo, diventa ogni due anni palcoscenico del “Hopfenwandertag” festival unico nel suo genere, che, la prima domenica di agosto, celebra quest’importante materia prima per la birrificazione.

Il luppolo © ph. Matteo Marioli

Una sorta di segno di buon auspicio per la raccolta che avrà inizio da lì a poco, dalle prime ore dell’alba, per concludersi a notte fonda. «La raccolta del luppolo rappresenta una fase di grande importanza per determinare la qualità del prodotto finito. Viene effettuata quando il luppolo raggiunge il giusto grado di maturazione: le brattee dei coni cominciano a perdere umidità, diventare “croccanti” e la luppolina raggiunge circa metà della brattea” ci spiega telefonicamente la Dott.ssa Margherita Rodolfi del Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco dell’Università di Parma. Sono questi i segnali che indicano il momento più adatto per dare il via a tutte quelle operazioni meccaniche di raccolta, che un tempo, nelle zone a tradizione “luppolicola” venivano effettuate manualmente, producendo vere e proprie migrazioni di manodopera, verso i Paesi maggiormente interessati».
Regioni quali Hallertau (Germania), Pajottenland (Belgio), Žatec (Repubblica Ceca).

E L’ITALIA, CHE RAPPORTO HA CON IL LUPPOLO E LA SUA COLTIVAZIONE?
Perfettamente in linea con il report 2020 di Bart&Haas (leader mondiale nel settore della consulenza legata al luppolo) che conferma l’aumento degli ettari coltivati a luppolo per il settimo anno di fila, anche in Italia cresce l’interesse da parte di birrifici (e non) ad acquisire terreni per mettere a dimora piante di luppolo.

Il Luppoleto Camuno © ph. Matteo Marioli

Una delle realtà più consolidate in materia è “Italian Hops Company”, società nata a Marano sul Panaro (MO) in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Parma. Un’azienda che presta particolare attenzione alla qualità delle materie prime che importa dall’estero (luppoli Grand Cru) e nutre grande interesse nel luppolo italiano.
Grazie alle ricerche e alla promozione da parte dell’Ateneo parmense (Dipartimento di Scienze de-gli Alimenti e del Farmaco), la coltura del luppolo (concentrata in genere nelle zone continentali dell’Europa e negli USA) è diventata anche italiana, e col tempo l’università emiliana è diventata il primo Centro di Certificazione del Luppolo riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

Erika Goffi e Carlo Sacellini © ph. Matteo Marioli

 

 

 

 

 

 

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