© ph. Matteo Marioli

L’impatto di una dieta corretta sulla salute globale

La trasformazione dei sistemi agroalimentari ai fini di una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore, senza lasciare indietro nessuno è il tema scelto quest’anno per la Giornata mondiale dell’Alimentazione che si celebra il 16 ottobre di ogni anno per commemorare la fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).
«Celebrare la Giornata mondiale dell’alimentazione non è mai stato così importante come quest’anno. Più di 3 miliardi di persone – quasi il 40% della popolazione mondiale – non può permettersi un’alimentazione sana. Ancor più urgente appare il bisogno di cambiare il nostro modo di produrre e consumare il cibo e di creare sistemi alimentari più resilienti, inclusivi e robusti, capaci di fare la differenza nella vita delle persone e a livello di mezzi di sussistenza» scrive la Fao.

Verdura fresca © ph. Matteo Marioli


La sostenibilità alimentare passa attraverso ogni nostra singola scelta. Come ribadito anche dai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 sottoscritta dai paesi membri dell’Onu nel 2015. 
Tra i vari approfondimenti che posso nascere da questo tema, sicuramente il ruolo che può avere l’alimentazione sulla salute dell’uomo, ricopre un peso considerevole.
Come? Ne abbiamo parlato con Silvia Marconi assegnista di Ricerca presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università degli Studi di Brescia, parte del team multidisciplinare di Dispens@.  per capire anche come piccoli cambiamenti introdotti ogni giorno possano determinare il percorso della nostra salute e della nostra vita.

«Negli ultimi anni, l’opinione pubblica, così come il mondo della scienza, della medicina e della produzione agricola, si sono interrogati su quanto e in quale modo possano incidere le nostre abitudini alimentari sulla salute globale.
In tal senso sono stati condotti studi articolati, che hanno visto coinvolti numerose istituzioni a livello mondiale, per capire se e come le abitudini alimentari, al di là delle diverse culture, possano incidere sulla salute, ed in particolare, se ci fosse una correlazione tra le abitudini alimentari e malattie croniche come le patologie cardiovascolari, il diabete, il cancro, le patologie polmonari o le malattie neurodegenerative».
Tra la letteratura più autorevole, uno studio vastissimo pubblicato dalla rivista The Lancet nel 2019 ha raccolto dati provenienti da ben 195 paesi e ha fornito un’immagine comprensiva di come alcune abitudini alimentari possano influire e danneggiare la salute a livello globale. Sono stati selezionati 15 fattori di rischio alimentari, come il ridotto consumo di frutta e verdura, l’eccessivo uso di sale o di prodotti lavorati, o un consumo insufficiente di prodotti integrali, elementi trasversalmente presenti nelle diverse culture, ed è stato calcolato il loro impatto sul rischio di mortalità e disabilità.

Tra i risultati emersi, è stato osservato che solo nel 2017 i fattori di rischio alimentari sono stati responsabili di ben 11 milioni di morti, di cui 10 milioni correlate a patologie cardiovascolari e al secondo posto troviamo le morti per cancro. Più di 5 milioni di decessi hanno colpito persone con meno di 70 anni.
«Tra i fattori di rischio, la classifica posiziona al primo posto un eccessivo consumo di sodio (3 milioni), seguito da un insufficiente consumo di cereali e prodotti integrali (3 milioni di morti) e da un insufficiente apporto di frutta (2 milioni di morti).

Pane di segale © ph. Matteo Marioli

In particolare, è stato osservato che nella fascia di popolazione tra i 25 e i 50 anni, un insufficiente consumo di prodotti integrali è la principale causa di morte, mentre il sale è al primo posto nei casi di decessi over 70. Questi dati mettono in luce come un’alimentazione scorretta sia responsabile a livello globale di più morti di ogni altro fattore rischio, compreso il tabacco, sottolineando così come sia importante e urgente agire per migliorare l’alimentazione in tutte le nazioni».
È stato osservato che il miglioramento della dieta è in grado di prevenire potenzialmente una morte su cinque a livello globale.
«Inoltre, i risultati hanno evidenziato che i rischi per la salute collegati ad una dieta scorretta colpiscono le persone indipendentemente dalla fascia di età, dal sesso, dal livello di sviluppo socioeconomico e dal contesto abitativo.
Negli ultimi vent’anni sono state promosse politiche di intervento mirate a ridurre, oltre al consumo di sale, anche il consumo di zuccheri semplici e di grassi, ma i risultati di questo studio recente mostrano come sia importante agire anche su altri obiettivi: è importante infatti modificare anche le diete povere di cereali integrali, frutta e verdura, dove mancano frutta secca a guscio e semi e povere di acidi grassi omega-3.

Frutta secca © ph. Matteo Marioli

Tutti questi elementi fanno parte intrinsecamente nella tradizione Mediterranea, dove la preparazione dei piatti partiva proprio dalla verdura e disposizione, a cui associare cereali o prodotti preparati con cereali poco raffinati e dove il condimento era rappresentato prevalentemente da olio di oliva.
Le proteine di origine animale provenienti da carne, pesce o formaggi rappresentavano l’occasione, mentre nella quotidianità erano più frequentemente consumati i legumi, le uova o i latticini freschi. Frutta fresca e frutta secca completavano i pasti, anche nei giorni di festa. Zuccheri, grassi industrialmente lavorati, conservanti, coloranti e additivi, tipici degli alimenti ultra-processati, non rappresentavano certamente la quotidianità.
Nella giornata mondiale dell’alimentazione, ripensare a come le scelte quotidiane, a volte dettate dal poco tempo o dalla “praticità”, possano incidere così pesantemente sulla nostra salute e sulla salute delle persone che abbiamo accanto e di cui ci prendiamo cura, è di primaria importanza.
Quindi sì, sono proprio quei piccoli cambiamenti che se introdotti ogni giorno nelle nostre abitudini alimentari possono determinare positivamente il percorso della nostra salute e della nostra vita».

 

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