© ph. Matteo Marioli

Botticino doc, tra marmi e vigneti

Il vino ha dunque vita più lunga della nostra? E noi ci vendicheremo ingoiandolo tutto. Nel vino è la vita.
Petronio Arbitro (27 d.C. – 66 d.C.)

Lo spiedo bresciano va accompagnato senza dubbio da un vino rosso, servito a temperatura ambiente. Si fa presto però a dire rosso, perché non tutti i vini rossi si sposano bene al tipico sapore di questo piatto.
Per l’accostamento siamo rimasti nella tradizione vitivinicola bresciana, per creare un’affinità di profumi e di sapori.
Orientando la nostra scelta alla scoperta del Botticino.

…Il Botticino rosso…il vino, gran miracolo è già buono: pronto, sapido in bocca, voglioso di compiacerla, una creatura.

Già così scriveva nel 1968 il compianto Luigi Veronelli a proposito del rosso di Botticino.
Era da poco nata la Doc (stesso anno 1968) e già si segnalavano alcune cantine della zona come degne di attenzione. Parliamo di un’area molto limitata, a ridosso di Brescia, conosciuta nel mondo per il suo pregiatissimo marmo.

I vigneti del Botticino © ph. Matteo Marioli

L’AREA GEOGRAFICA
Vocata alla produzione del Vino DOC Botticino si estende nella cosiddetta “Valverde” e comprende, oltre a Botticino, una parte del territorio di Brescia e il comune di Rezzato. Le colline rocciose Bresciane, vantano una tradizione vitivinicola molto antica, testimoniata dal rinvenimento di alcuni reperti fossili della vitis silvestris, risalenti addirittura a cinquemila anni prima di Cristo. Le vigne sono coltivate sulle prime pendici delle Prealpi bresciane, che possono godere di favorevoli esposizioni soleggiate, ideali per una perfetta maturazione delle uve.

I TERRENI
Sono soprattutto ricchi di calcare, buona quantità di potassio, unitamente a discreta dose di anidride fosforica totale. Non è raro vedere anche vigne terrazzate, coltivate direttamente a ridosso dei versanti della montagna. Il clima è caldo, con buone escursioni termiche tra il giorno e la notte, anche se il cambiamento climatico in atto, con temperature molto elevate e fenomeni temporaleschi di particolare intensità, stanno rendendo la vita dura ai produttori locali.
La storia di queste comunità si fa risalire al popolo autoctono dei Cenomani che si fusero con i Romani, i quali portarono in questa valle le prime forme di civiltà e con essa la vite e l’uso della lavorazione della pietra.
Nei periodi seguenti con le invasioni dei barbari Botticino conobbe, come tutta la penisola, il suo Medio Evo, ma un Medio Evo fecondo, in particolare con l’avvento dei Benedettini che, come risulta dagli scritti, iniziarono, intorno all’anno mille, una profonda trasformazione di queste terre.

Foglie di vite © ph. Matteo Marioli

LA STORIA
L’origine del nome Botticino è incerta, si perde negli anni. Si fa riferimento ad un condottiero Romano o forse dal primo proprietario delle cave di marmo della zona. Lo stemma del Comune comunque è sempre stato rappresentato da una botticella, segno inequivocabile dell’importanza che il vino ha sempre rivestito nella vita delle comunità locali. E’ da ricordare che i primi esperimenti per la ricostruzione dei vigneti in provincia di Brescia, nel periodo post-fillosserico di fine dell’800, vennero fatti proprio a Botticino, più precisamente a Botticino Sera, e, in quegli appezzamenti, si possono notare ancora le prove eseguite allora.
Che commercialmente poi il vino Botticino godesse di ottima fama fin dai tempi antichi, è dimostrato dall’esistenza di documenti che attestano il commercio dei vini sotto il nome Botticino sin dal 1800.

la vigna © ph. Matteo Marioli

IL VINO
Il Vino DOC Botticino ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 19 aprile 1968.
Il disciplinare fissa la base ampelografica in un minimo di 30% di Barbera, 10% di Schiava Gentile, 20% di Marzemino, 10% di Sangiovese (più un massimo di 10% di altre uve a bacca rossa autorizzate nella provincia di Brescia). Si ottiene così un vino dal colore rosso rubino tendente al granato, profumo vinoso che si fa etereo con l’età, sapore robusto e sapido.
Si tratta di un vino di notevole struttura adatto all’invecchiamento anche grazie all’utilizzo della barbera che ben si evolve negli anni.
Il Marzemino regala invece una buona aromaticità e un colore deciso, il Sangiovese la morbidezza, mentre la Schiava Gentile conferisce il giusto grado di delicatezza al naso e freschezza al palato. Il titolo alcolometrico minimo deve essere di 11,00% e 12,00% per la versione Riserva.
Il Botticino Doc può essere messo in vendita dopo il 1° giugno dell’anno successivo alla vendemmia e può fregiarsi della menzione Riserva dopo un invecchiamento di almeno 2 anni, con passaggi in botte.
Un vino ancora poco conosciuto direi, con buone potenzialità di crescita, e con alcune punte di eccellenza come il Pià della Tesa di Noventa, il Cobio di Tognazzi o il Foja d’or di Franzoni.

LA CANTINA E LA DEGUSTAZIONE

Abbiamo avuto il piacere di far visita a Claudio Franzoni, attualmente Presidente del Consorzio Botticino e titolare dell’omonima cantina a Botticino, uno dei nomi storici della denominazione. L’Azienda Vinicola Emilio Franzoni ha origine nel 1910 e da quattro generazioni tramanda la passione e le tradizioni di famiglia.
Una decina gli ettari vitati, praticamente la metà dell’intera denominazione, con tutte le cultivar presenti nel disciplinare: barbera marzemino sangiovese e schiava gentile.
Variando la percentuale delle diverse uve si ottengono prodotti molto diversi.  Andiamo dal Ronco del Gallo alla Tenuta Bettina, fino alla Foja e Foja d’or.

Le botti dell’Azienda Vinicola Franzoni © ph. Matteo Marioli

La qualità in questo caso non è soltanto negli intenti, ma tutta la gestione dal vigneto al prodotto finito è gestito con estrema cura e attenzione al dettaglio. Partiamo dai due classici, il Ronco del Ronco del Gallo 2017 10% di Schiava Gentile, il resto barbera marzemino e sangiovese grosso in parti eguali, giovane nonostante quattro anni sulle spalle, fa un passaggio di 6 mesi in botti medio grandi, bei sentori di frutta rossa croccante.

Claudio Franzoni © ph. Matteo Marioli

Tenuta Bettina 2017 lascia spazio a Barbera e Marzemino, 35% ciascuno, a discapito di un po’ di Sangiovese, schiava sempre al 10%. Gradazione che prende mezzo grado in più, siamo a 13.5°. eccellente vino, robusto, dal profumo vinoso intenso e dal colore rosso rubino con riflessi violacei.

Infine arriviamo a top di gamma: la Foja e la Foja d’or.
Entrambi caratterizzati dall’utilizzo di uve appassite, il primo usate al 50% il secondo 100%. Gli uvaggi vedono la barbera essere predominante (40%) seguita da marzemino (30%) sangiovese (20%) per finire con la schiava (10%).

La Foja © ph. Matteo Marioli

Le bottiglie degustate parlano di 2015 per la Foja mentre andiamo al 2013 con la Foja d’or riserva. E con quest’ultimo i profumi diventano molto complessi, con le note di cuoio, tabacco e liquirizia a dominare.
Il legno non è mai invadente, nonostante i 40 mesi di affinamento in botti medio grandi di rovere di Slavonia.
Vini che si abbinano perfettamente con i piatti della tradizione bresciana, in primis lo spiedo. Modalità di cottura, tipologie di carni, e alcuni ingredienti segreti fanno dello spiedo un’arte a Brescia, aperto a moltissime interpretazioni passando da una zona all’altra, quasi da un comune all’altro.
Un buon bicchiere di Botticino doc mette tutti d’accordo!

La produzione dei rossi di Cantina Franzoni © ph. Matteo Marioli

LO SAPEVATE CHE il nome Foja deriva dal nonno Franzoni che in una delle tante feste organizzate nella tenuta, regalò a tutti gli amici una bottiglia del suo vino, ricoprendola con delle foglie di uva fatte seccare…

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